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Cinque drammi per raccontare gli incubi degli uomini e la loro miseria, storie comuni dentro cui lo scrittore trascina il

Lettore, lo avvinghia quasi con forza e lo sprofonda in contesti che scandagliano quella parte oscura racchiusa nel profondo di ognuno. Il luogo dell'azione scenica è sempre, al contempo, un luogo dell'essere. (Roberto Mistretta)

Mario Ricotta non è autore che strizzi l'occhio al lettore in cerca di furbe complicità o titillamenti evasivi e leggeri.

Chiede lo spasimo del tormento umano e intellettuale, piuttosto; per tastare assieme l'estremo del dicibile sino alla dicibilità dell'estremo.

Il nulla, la morte, l'enigma del mondo, l'instabilità delle sue forme, il silenzio di Dio, l'afasia del cosmo, lo scacco della volontà sono alcune situazioni-limite (per usare il linguaggio di Jaspers) presenti nei cinque drammi che compongono questo volume. Prosecuzione ideale di uno scavo vertiginoso intrapreso qualche anno fa, quando importanti nomi della cultura nazionale videro nel teatro di Mario Ricotta una testimonianza di profonda unicità nel panorama letterario italiano.

Consigliamo, specialmente a chi si accostasse per la prima volta ai testi di questo autore complesso, di iniziare dall'ultimo dei componimenti qui contenuti, “Uno strano delitto”. Non a ragione di una maggiore accessibilità di questa pièce rispetto alle altre (anzi, da questo punto di vista è forse la più ardua), ma per misurare come, su generi alla moda, la perizia di questo autore conduca a percorrere strade in cui banalmente non scopriamo l'assassino nel maggiordomo- che al contrario, per raffinata ironia qui sembra indossare i panni della vittima- bensì in ognuno di noi.

Questo accade solo coi grandi libri. (Michele Morreale)