26/03/2009
Gioco Estremo


GIOCO ESTREMO
Un caso di bulimia


Introduzione
Il caso che tratto in questo libro è scottante, coinvol-
gente, estremamente attuale.
Un caso di bulimia. Un caso andato a buon fine!
Non è un racconto frutto di invenzione, non è ro-
manzo, non è teatro, campi nei quali mi diletto a scrive-
re.
È un caso vero, questo.
Talmente vero che fa a meno di televisioni e di ribal-
te.
Orami, solo le cose che contano si fanno nel silenzio.
L’Italia (il mondo) è diventata un palcoscenico dove
tutto viene recitato ed esibito.
Esibirsi, come l’avere (e più dell’avere), vale più del-
l’essere.
Anzi, per la nostra società di mercanti, l’essere è to-
talmente svalutato come “merce”: si può vendere e ba-
rattare a buon mercato.
Eppure, il caso di bulimia di cui parlo, questa espe-
rienza ha impegnato tutto l’essere nella suanudità e nel-
la sua essenzialità.
Si tratta di un caso difficile, cui si sono dedicati equi-
pes, esperti e centri specializzati senza risultati.
Un caso ritenuto non facilmente recuperabile!
E, invece, un caso che rivela una difficoltà di ascolto
anche da parte degli addetti ai lavori, la paura di metter-
si in discussione, di rischiare. Si ascolta poco, si è inca-
paci di silenzio e di riflessione, di guardare nell’animo!
Anche la Chiesa, abituata a fare morali astratte, ha
perduto di vista l’uomo e la sua solitudine o forse la per-
sona non è stata mai preoccupazione della Chiesa di
Roma o di alcuna religione.

MARIO RICOTTA
La psicologia e in particolare la psicoterapia autenti-
ca fa a pugni col potere attuale e con la gerarchia eccle-
siastica.
Oggi, la bulimia (e l’anoressia) è una patologia molto
diffusa tra i giovani, distrugge le famiglie e dà il senso
dell’impotenza, della solitudine con cui si è costretti a
fare i conti.
Abbiamo tutti bisogno di un posto al sole. Le televi-
sioni ci propinano punti di riferimento fragili e il loro
unico scopo è di fare audience. La rivoluzione tecnologi-
ca del computer e di internet non ha liberato l’uomo
dalle sue ansie. E la parola d’ordine è vendere, vendere,
vendere.
Viviamo in un grande mercato.
Le discussioni, i convegni, i dibattiti sulla tossicodi-
pendenza, sull’alcolismo, sulla depressione, sulle ne-
vrosi, sul bullismo nelle scuole spesso non servono a
nulla e anzi complicano i problemi. E anche la pedofilia,
così senza limiti precisi, senza definizioni chiare, rischia
di trascinare in un gorgo oscuro, in un ginepraio senza
uscite.
Tutto questo spesso è mercato di parole, solo un mo-
do per farsi notare.
I parametri culturali e morali della maggioranza o le
leggi della opinione pubblica ci costringono in masche-
re asfissianti, in visioni meschine. Si pensa come pensa
il partito, si pensa come decide la maggioranza, e i cer-
velli si atrofizzano. Incapaci di pensare autonomamente
e liberamente.
Se avessi usato il metro morale della Chiesa di Roma
o dell’opinione pubblica non avrei avuto alcun risultato
nelle mie sedute. È la prova evidente della mascherata
generale e dell’ipocrisia elevata a sistema di ogni siste-
ma.
GIOCO ESTREMO
Ma è il “sistema Italia” quello più ammalato di tutti.
Con queste parole mi alienerò certamente l’animo di
molti, ma non cerco l’approvazione di tutti quando dico
che l’Italia è più ammalata che mai.
È un’Italia piccola, gretta, meschina, egoista, incapa-
ce di pensare, destinata a un tramonto in cui non si scor-
ge nemmeno in lontananza o in prospettiva un po’ di lu-
ce, in cui serpeggia una mafiosità “morale” pericolosa.
Ci sono i segni di una decadenza forse inarrestabile, al-
meno nel breve periodo.
È uno dei momenti più neri della nostra storia.
E invece di impegnare tutto l’essere dell’uomo, con le
sue potenzialità e le sue risorse, continua a dominare
l’apparire, la mistificazione, la falsificazione di tutto.
Forse, con una lunga spietata analisi dell’intera collet-
tività italiana si potrebbe ottenere qualche risultato per
un futuro più vivibile.
Ma di questo solo pochi sono capaci. Questa Nazio-
ne, allora, non si salverà o forse il riscatto comincerà do-
po una catastrofe.
È il momento in cui urge una disobbedienza civile, in
cui certe autorità non vanno rispettate!
È un’analisi amara della realtà italiana.
C’è un decadimento generale. Tutti coloro -medici
compresi -che potrebbero contribuire al riscatto so-
ciale e alla vera libertà della nostra gente, con la corsa
sfrenata per un misero posto di potere sul carro del vin-
citore peggiorano maledettamente il nostro degrado,
con l’impossibilità di una reale evoluzione verso una de-
mocrazia compiuta e matura. L’impegno politico ha un
senso se mira alla realizzazione di un progetto di libertà
e di civiltà e non alla tutela di interessi particolari o, peg-
gio, personali!
Oggi, più di ogni altra epoca forse, ai giovani manca
l’utopia, il sogno di cambiare il mondo.

MARIO RICOTTA
Anche per i diritti civili siamo molto indietro rispetto
al resto d’Europa.
Forse una guerra salutare o una tragedia collettiva
potrebbe farci riflettere. La pace senza verità non è vera
pace.
E se la mafia imperversa come e più di prima, se la
prepotenza e l’arroganza vengono premiate, allora il
quadro del “sistema” non può non essere inquietante.
Mi sono limitato a contribuire col mio impegno a sol-
levare dalle sofferenze quanti si sono rivolti a me.
Ma ho imparato molto. Entrare nell’anima di una per-
sona arricchisce e da anche una luce per entrare nell’a-
nima della collettività, nel cuore della politica.
Ai mali che la natura fragile e debole ci ha regalati
come le malattie, le disgrazie o le calamità ne aggiungia-
mo altri creati dalla nostra cupidigia e dall’ingiustizia!
Un po’ di umiltà e il ritorno dentro di sé forse salverà
l’Italia e il mondo.
Mario Ricotta
GIOCO ESTREMO
Un caso di bulimia

Ringrazio Giuseppe Barcellona che, con grande maestria, ha
“recuperato” il testo dal mio PC quando sembrava definitiva-
mente perduto.