26/03/2009
Racconti per caso
Introduzione
I racconti di Ricotta fanno vagare la mente in un singolare
flusso di pensiero, scomposto e, proprio per questo, ricco
di interesse. Non è possibile rintracciare il bandolo di questamatassama,
come spesso avviene per gli incontri che imprimono
un’orma del loro passaggio, non è questo ciò che
conta. L’essenza è ben più pregnante. L’aria, satura di inquietudine
pensosa, è ben più vibrante. La scia di domande
impalpabili è molto più icastica.
La dimensione surreale e onirica, che emerge sullo sfondo
come costante, ha un retrogusto inquieto e solitario. La
frammentarietà di voci in cerca di un senso, e di segreti dai
contorni indefiniti, si muove sinuosa tra follie e colpe, tra
l’eco di mondi scoperti in controluce e paradossi di ricerche
che fuggono dalla staticità della purezza.
Vari i personaggi, variegate le storie, urlante l’ansia di riconoscibilità,
che viene invece velata dal caos roboante della
folla.
Corpi nudi si scoprono, fugando le nebbie di uno scherno
sprezzante. Capovolgimenti grotteschi e amari illuminano la
vita con un impatto folgorante.
I personaggi che si aggirano tra le righe incontrano ombre
e maschere spesso indecifrabili, ostinandosi a voler tradurre
tracce. Nudità, voci rumorose, stridori, tempeste e bufere,
pioggia: gli sdoppiamenti e i sogni si confondono con la
realtà, presentando il conto e accorgendosi della propria diversità
monadica o, al contrario, della comune solitudine
della pena.
È, al contempo, uno squarcio di luce e un ottenebramento
che sembrano provenire da uno sguardo che spia dall’alto,
da un planare a volo d’uccello su una umanità persa in
febbrili ricerche di un senso.
Il corpo-anima, lo specchio, il turbamento di essere sco6
MARIO RICOTTA
perti nella propria nudità scandalosa porta l’uomo sul balcone,
ad esempio, a preferire la morte, una morte che deve essere
puntellata dalla certezza di fare qualcosa di grande prima
di non esistere più. Spesso l’io, che vuol perire e lasciare
tracce di sé, si scontra e si incontra con la scoperta dell’individuo
che è salvezza di tutti.
Gli occhi esaltati della gente, così estranea, creano il movimento
di una giostra impazzita. Brandelli di un’umanità
ferita (come è quella del genio in gabbia, che ha il desiderio
di divertire i visitatori dello zoo come un animale) cedono il
passo al tentativo di una sua recuperabilitàmentale, proprio
attraverso la negazione della libertà in quanto uomo.
L’epidemia inarrestabile di suicidi fa progettare al dottor
Mennini di uccidersi per cercare di salvare quelle anime ormai
perse: solo così potrà dare una speranza di creare una
nuova umanità.
Confessare il proprio crimine inconsapevole, percorrendo
la strada della propria quotidianità, porterebbe a far cessare
l’angoscia. La colpa commessa da una lunga fila di uomini
nudi consiste, tuttavia, proprio nell’aver commesso un delitto
(un peccato? Forse quello originale?) e di non ricordarlo.
Pesantezza e leggerezza di corpi morti celano, in realtà,
un silenzio pieno di vita. Gli sguardi degli altri attorno, interroganti
e giudicanti, creano invece distanze insormontabili
e punteggiano le immagini di delirante unicità esistenziale.
Il tormento e la lacerazione dell’uomo di Ricotta viaggiano
su binari quasi mai identificabili con la normalità, che
poi è la banalità del quotidiano. Esiste in Ricotta una sorta
di disagio che diviene presto il contrasto e la lotta tra interiorità
e forze esterne. La lenta conquista di una consapevolezza
di sé sgorga da un sofferto e accidentato itinerario iniziatico.
Coinvolge il surreale mondo di quest’uomo, travolge la
sua fragilità che si compone attraverso l’assenza di spazio e
tempo. La scoperta di alienazione e di sdoppiamento illumi-
RACCONTI PER CASO 7
nano nella loro semplicità, che si compone a mano a mano
che si legge.
I personaggi, insomma, vagano alla ricerca di un senso.
Nudi, solitari, folli e lucidi insieme come capita spesso di
ritrovarsi nella vita anche quando le situazioni non si presentano,
in apparenza, né surreali né grottesche.
Angela Cardone