Introduzione I racconti di Ricotta fanno vagare la mente in un singolare flusso di pensiero, scomposto e, proprio per questo, ricco di interesse. Non è possibile rintracciare il bandolo di questamatassama, come spesso avviene per gli incontri che imprimono un’orma del loro passaggio, non è questo ciò che conta. L’essenza è ben più pregnante. L’aria, satura di inquietudine pensosa, è ben più vibrante. La scia di domande impalpabili è molto più icastica. La dimensione surreale e onirica, che emerge sullo sfondo come costante, ha un retrogusto inquieto e solitario. La frammentarietà di voci in cerca di un senso, e di segreti dai contorni indefiniti, si muove sinuosa tra follie e colpe, tra l’eco di mondi scoperti in controluce e paradossi di ricerche che fuggono dalla staticità della purezza. Vari i personaggi, variegate le storie, urlante l’ansia di riconoscibilità, che viene invece velata dal caos roboante della folla. Corpi nudi si scoprono, fugando le nebbie di uno scherno sprezzante. Capovolgimenti grotteschi e amari illuminano la vita con un impatto folgorante. I personaggi che si aggirano tra le righe incontrano ombre e maschere spesso indecifrabili, ostinandosi a voler tradurre tracce. Nudità, voci rumorose, stridori, tempeste e bufere, pioggia: gli sdoppiamenti e i sogni si confondono con la realtà, presentando il conto e accorgendosi della propria diversità monadica o, al contrario, della comune solitudine della pena. È, al contempo, uno squarcio di luce e un ottenebramento che sembrano provenire da uno sguardo che spia dall’alto, da un planare a volo d’uccello su una umanità persa in febbrili ricerche di un senso. Il corpo-anima, lo specchio, il turbamento di essere sco6 MARIO RICOTTA perti nella propria nudità scandalosa porta l’uomo sul balcone, ad esempio, a preferire la morte, una morte che deve essere puntellata dalla certezza di fare qualcosa di grande prima di non esistere più. Spesso l’io, che vuol perire e lasciare tracce di sé, si scontra e si incontra con la scoperta dell’individuo che è salvezza di tutti. Gli occhi esaltati della gente, così estranea, creano il movimento di una giostra impazzita. Brandelli di un’umanità ferita (come è quella del genio in gabbia, che ha il desiderio di divertire i visitatori dello zoo come un animale) cedono il passo al tentativo di una sua recuperabilitàmentale, proprio attraverso la negazione della libertà in quanto uomo. L’epidemia inarrestabile di suicidi fa progettare al dottor Mennini di uccidersi per cercare di salvare quelle anime ormai perse: solo così potrà dare una speranza di creare una nuova umanità. Confessare il proprio crimine inconsapevole, percorrendo la strada della propria quotidianità, porterebbe a far cessare l’angoscia. La colpa commessa da una lunga fila di uomini nudi consiste, tuttavia, proprio nell’aver commesso un delitto (un peccato? Forse quello originale?) e di non ricordarlo. Pesantezza e leggerezza di corpi morti celano, in realtà, un silenzio pieno di vita. Gli sguardi degli altri attorno, interroganti e giudicanti, creano invece distanze insormontabili e punteggiano le immagini di delirante unicità esistenziale. Il tormento e la lacerazione dell’uomo di Ricotta viaggiano su binari quasi mai identificabili con la normalità, che poi è la banalità del quotidiano. Esiste in Ricotta una sorta di disagio che diviene presto il contrasto e la lotta tra interiorità e forze esterne. La lenta conquista di una consapevolezza di sé sgorga da un sofferto e accidentato itinerario iniziatico. Coinvolge il surreale mondo di quest’uomo, travolge la sua fragilità che si compone attraverso l’assenza di spazio e tempo. La scoperta di alienazione e di sdoppiamento illumi- RACCONTI PER CASO 7 nano nella loro semplicità, che si compone a mano a mano che si legge. I personaggi, insomma, vagano alla ricerca di un senso. Nudi, solitari, folli e lucidi insieme come capita spesso di ritrovarsi nella vita anche quando le situazioni non si presentano, in apparenza, né surreali né grottesche. Angela Cardone
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